STELLA STELLINA, il SONNO si AVVICINA !

Molto spesso avrete letto in questa rubrica che ogni bambino è un mondo a sé e che, quindi, non esiste un metodo educativo che si possa adattare a tutti. Questo vale anche per il sonno, anche se è possibile usare degli accorgimenti per far si che il vostro piccolo impari che, come ci sono delle regole durante il pasto, durante il gioco o qualunque altra routine, esse esistono e vanno rispettate anche durante le “ninne”.

Nel nostro nido, ad esempio, i bambini sanno come si svolge il momento del sonno: quindi andare a lavarsi denti e manine, prendere il proprio cuscino, accoccolarsi nel lettino mentre l’educatrice mette una musica rilassante in sottofondo.  Questa routine ha la funzione di accompagnare  i bambini nel delicato momento del riposo, in quanto essi, non hanno ancora la possibilità di riconoscere le scansioni temporali come noi adulti.
È bene sottolineare che, oltre al modo di andare a dormire che può essere uguale per tutti, l’addormentamento è unico e personale: infatti questo è un momento importante della giornata del bambino, in cui l’educatrice deve essere attenta a creare un’atmosfera rilassante fatta di piccoli rituali come cullare il bimbo che ne ha necessità, o dare il ciuccio a chi lo chiede, cantare una ninna nanna, etc..
Dal punto di vista strettamente educativo, anche il sonno ha la sua validità, poiché il bambino da una parte impara che c’è un momento della giornata dedicato al riposo, e dall’altra ne apprende le “regole” o le modalità.

E a casa? Spesse volte alcuni genitori restano sorpresi nel sapere che il proprio figlio al nido dorme nel lettino e invece a casa vuole addormentarsi in braccio. Questo accade perchè, in un contesto come quello del nido alcune cose vengono fatte o apprese dai bambini per imitazione: il bimbo che vede il compagno nel lettino a sua volta ci vorrà dormire.

Anche a casa si può organizzare una routine che sia funzionale al momento di andare a dormire, ad esempio: dopo cena andare a lavare i denti per i più grandicelli o cambiare il pannolino per i più piccoli, o fare la pipi al vasino, mettere il pigiama, leggere una favola o farsi un po’ di coccole, sono azioni per cui il bambino percepisce le vostre attenzioni, si sente rassicurato, si rilassa e si addormenta. È importante sapere che, talvolta, i bambini hanno dei risvegli precoci perché non si è usata una routine ben consolidata, ma ci possono essere anche altri motivi, ad esempio: i piccoli che sono abituati al silenzio più totale si svegliano al minimo rumore, è quindi buona norma abituarli al “trambusto” casalingo lasciando che si addormentino con una musica di sottofondo. Inoltre è opportuno non bisbigliare, in quanto quando capiterà che vostro figlio cerchi di addormentarsi in casa d’altri, sarà continuamente disturbato dal voci, risa o quant’altro.
Talvolta ci viene chiesto come mai alcuni bambini sembrano caricarsi quando sono stanchi. Ebbene si deve considerare il fatto che un bimbo stanco compie azioni agitate, l’emotività raggiunge il massimo picco fino ad arrivare ad un eccesso di capricci. Se durante la serata inizia a comportarsi in modo incontrollato anticipate la routine della nanna. Portare il bambino dall’eccitazione al sonno richiederà un notevole sforzo, ma mano a mano che la routine si instaurerà sarà sempre più disposto ad addormentarsi.

E se si sveglia? I bambini possono svegliarsi durante la notte per molti motivi, come per fame, per il pannolino da cambiare, perché si cambia loro posizione durante il sonno per essere certi che non gli accada nulla o per un brutto sogno. Pensate infatti che si sogna già prima della nascita, e che con lo sviluppo cognitivo si attiva la memoria e inizia a comparire il tipo  di sogno (e di incubo) che risveglia i bambini di notte. Gli specialisti infatti definiscono gli incubi sogni vividi e spiacevoli. Sotto i due anni il bambino non è in grado di raccontarvi perché si  è svegliato gridando, ma in assenza di febbre, o altri sintomi evidenti, il brutto sogno è l’ipotesi più probabile. Per arginare il problema degli incubi si può usare qualche piccolo accorgimento come: selezionare i programmi da far vedere alla TV, meglio se si scelgono cartoni animati che raccontano fiabe; non mettersi a ridere quando si ascolta il racconto del sogno “incriminato” perché il bambino non si sentirà rassicurato, e invece deve trovare in voi conforto e sostegno. Andate effettivamente a controllare insieme a lui se c’è il mostro nell’armadio o sotto il letto; fate attenzione a non dare alimenti contenenti caffeina, teina, cioccolata o zuccheri in generale, subito prima di mettere il bambino a dormire.

Gestire i risvegli notturni dipende molto dal motivo per cui il bimbo si è svegliato. È vero che si sente spesso dire “..non addormentarlo in braccio che si vizia”, ma come dice un saggio proverbio è il “troppo” che “stroppia”. Se il bambino sta male lasciarlo nel suo lettino non è molto funzionale alla necessità di monitorarlo spesso, ma se è un capriccio sarebbe bene educarlo al lettino rimanendo fermi sul fatto che ci resti per dormire. Per far questo si può iniziare con il riposino mattutino o pomeridiano, che generalmente dura meno del sonno notturno. Importante è mettere il bambino ancora sveglio nel lettino dopo averlo tranquillizzato e avergli spiegato che è arrivata l’ora del riposo e si deve andare nel proprio lettino, se è necessario cullarlo oppure restare semplicemente nel suo campo visivo cosi da farlo stare tranquillo. Si deve riflettere sul fatto che a volte non sono i bambini che non vogliono andare a dormire nel lettino, ma i genitori che per praticità o tranquillità, due necessità non rimproverabili, vogliono che il proprio figlio resti nel lettone o comunque nella loro camera da letto. Consideriamo però che come si insegna al proprio piccolo durante il pasto ad usare le posate, durante la giornata a stare all’asilo nido, al bagno ad usare il vasino, permettergli di imparare a dormire da solo o a gestire la situazione della nanna fa parte della sua autonomia.

di Michela Merlo, Anna Maria Serio, Angela Di Cola